Si viaggia, si vive, si cerca di accantonare i ricordi passati in un angolo per far spazio a nuove emozioni, nuovi luoghi e nuove persone. E si fa ritorno, sempre, anche se a volte si preferirebbe prolungare la fuga e rimandare il rientro a data da definirsi. Si ritorna ai propri fantasmi e malesseri, alle questioni in sospeso nascoste sotto il tappeto che anche Biancaneve, nota maniaca della pulizia, sapeva benissimo che se nascondi la polvere, prima o poi ti tocca comunque pulire.
Si ritorna dai vecchi amici, quelli che appena ti guardano negli occhi sanno già tutto, e con i quali ti siedi all’ombra di un albero e racconti che, diamine, era da tempo che non mi sentivo così bene. Nessun legame indissolubile, nessuna promessa, ma episodi che lasciano la scia di un sorriso. Confesso che ogni tanto, la notte, mi copro ancora con quel lenzuolo di ricordi ormai ridotto a stracci, immagino di ricomporlo, ricucirlo, perché le mani hanno una memoria lunga e conservano forme e sensazioni difficili da dimenticare.
Si ritorna per raccontare della libertà che si respira quando si sale su una barca, accarezzati dal vento e schiaffeggiati dal sole, di quando vorresti che una notte non finisse mai, della complicità che non credevi di trovare nei gesti e negli occhi dei compagni di viaggio, e delle risate che scoppiano scambiandosi un semplice sguardo.
Si ritorna per poi ripartire, destinazione Germania questa volta, per rispolverare un tedesco assopito e conoscere altre storie interessanti, creare altri legami che mi auguro mi permetteranno di tornare a casa con la possibilità, un giorno, di partire ancora per ritrovarli.