Al Goethe-Institut mi è stato regalato un calendario del 2012 con foto di dubbio gusto, ma con una sorpresa decisamente gradita: dietro ogni mese c’è una fiaba in tedesco! E che cosa posso farne, se non tradurla? La prima è dei fratelli Grimm, ovviamente, e si intitola Frau Holle. È già stata tradotta, ma poco importa, le fiabe non muoiono mai ed è bene ritradurle ogni tanto, no? Perciò, ecco a voi Madama Holle.
Una vedova aveva due figlie, una bella e diligente, l’altra brutta e pigra. La donna, però, amava molto di più la figlia brutta e pigra, perché era la sua vera figlia, mentre l’altra doveva sbrigare tutte le faccende ed essere la Cenerentola della casa. La povera fanciulla doveva sedere tutti i giorni sulla grande strada accanto a un pozzo e filare così tanto che il sangue le schizzava dalle dita. Un giorno, però, accadde che il fuso era talmente insanguinato che la ragazza si chinò sul pozzo per lavarlo, ma le scivolò dalle mani e cadde nel pozzo. La fanciulla si mise a piangere, corse dalla matrigna e le raccontò la disgrazia. Ma la matrigna la rimproverò così aspramente e fu così crudele che le disse: “Hai fatto cadere il fuso, adesso vallo a riprendere.”
Così la fanciulla tornò al pozzo, senza sapere da dove cominciare. A malincuore saltò nel pozzo per recuperare il fuso. Perse i sensi, e quando si svegliò e si riprese, si ritrovò sul un bel prato dove splendeva il sole e c’erano migliaia di fiori. S’incamminò per il prato e giunse a un forno pieno di pane; ma il pane urlava: “Ah, tirami fuori, tirami fuori, altrimenti brucio. Sono cotto da tempo.” Allora la fanciulla si avvicinò e tirò fuori le pagnotte una dopo l’altra. Poi proseguì il suo cammino e giunse ad un albero carico di mele che la chiamava: “Ah, scuotimi, scuotimi, le mie mele sono tutte mature.” Quindi scosse l’albero così tanto che le mele caddero come pioggia, e lo scosse finché non ne rimase nessuna. Non appena finì di accatastarle, proseguì per la sua strada.
Finalmente arrivò ad una casetta da cui sbirciava un’anziana signora, che aveva denti così aguzzi che la fanciulla si spaventò e tentò di fuggire. L’anziana signora, però, le gridò dietro: “Di che cosa hai paura, cara ragazza? Resta con me; se sbrigherai tutte le faccende di casa come si deve, andrà tutto per il meglio. Devi solo fare attenzione a rifarmi il letto per bene e a scuotere con cura le coperte, affinché le piume volino e la neve cada nel mondo. Io sono Madama Holle.” Poiché l’anziana donna le parlò con tanta dolcezza, la fanciulla si fece coraggio e accettò di prendere servizio. Si preoccupava di soddisfarla in tutto e scuoteva sempre le coperte con forza, in modo che le piume volassero tutt’intorno come fiocchi di neve. In cambio viveva bene, non le veniva mai rivolta una parola cattiva e riceveva sempre buon cibo.
La fanciulla viveva ormai da tempo da Madama Holle, ma si rattristò e all’inizio non capiva che cosa le mancasse. Finalmente capì che aveva nostalgia di casa; nonostante lì stesse mille volte meglio che a casa, sentiva il desiderio di tornarci. Infine disse alla signora: “A casa non ho vita facile, ma se neanche qui sto bene, allora non posso restare più a lungo, devo tornare dai miei.” Madama Holle disse: “Mi fa piacere che tu voglia tornare a casa, e siccome mi hai servito così devotamente, sarò io stessa ad accompagnarti.” La prese per mano a la condusse fino ad un grosso portone. Esso si aprì e, quando la fanciulla passò, cadde una forte pioggia d’oro, il quale le rimase attaccato addosso, ricoprendola tutta. “Te lo meriti, perché sei stata molto diligente”, affermò Madama Holle, restituendole anche il fuso che le era caduto nel pozzo. Poi il portone si chiuse e la fanciulla si ritrovò su nel mondo non lontano dalla casa di sua madre. E non appena entrò nel cortile, il gallo seduto sul pozzo gridò: “Chicchirichì, la nostra fanciulla d’oro è tornata qui.”
La fanciulla andò dalla madre, e poiché era ricoperta d’oro, fu accolta a braccia aperte da lei e dalla sorella. Raccontò tutto ciò che le era accaduto, e quando la madre sentì come si era guadagnata quella ricchezza, volle procurare la stessa fortuna alla figlia brutta e pigra. Così anche l’altra figlia dovette sedersi vicino al pozzo a filare e, per insanguinare il fuso, si punse le dita in una siepe di rovi. Poi gettò il fuso nel pozzo e saltò dietro di lui. Giunse, come la sorella, sul bel campo fiorito e intraprese lo stesso cammino. Quando arrivò al forno, il pane urlò di nuovo: “Ah, tirami fuori, tirami fuori, altrimenti brucio. Sono cotto da tempo.” Ma la fanciulla pigra rispose: “Come se avessi voglia di sporcarmi!”, e proseguì. Giunse poi all’albero di mele, che gridò: “Ah, scuotimi, scuotimi, le mie mele sono tutte mature.” Ma lei rispose: “Appunto, e se me ne cade una in testa?” Quando arrivò davanti alla casa di Madama Holle non la temeva, perché aveva già sentito parlare dei suoi denti aguzzi, e si mise subito al suo servizio. Il primo giorno si fece forza, fu diligente e seguiva Madama Holle quando le diceva qualcosa, perché pensava a tutto l’oro che le avrebbe regalato. Ma il secondo giorno cominciò ad oziare, il terzo ancora di più, e il giorno dopo non voleva proprio alzarsi. Non faceva neanche il letto di Madama Holle come avrebbe dovuto, e non ne scuoteva le coperte per far volare le piume. Questo a Madama Holle non piacque affatto e pose fine al servizio della ragazza. La fanciulla pigra ne fu contenta perché pensava alla pioggia d’oro che le spettava. Madama Holle la condusse al portone e, quando la fanciulla passò, invece della pioggia d’oro fu rovesciato un grosso calderone di pece. “Eccoti la ricompensa per i tuoi servigi”, disse Madama Holle, e chiuse il portone. La fanciulla arrivò a casa tutta ricoperta di pece, e il gallo sul pozzo gridò: “Chicchirichì, la nostra fanciulla sporca è tornata qui.”
La pece, però, non voleva staccarsi, e le restò attaccata addosso fino alla fine dei suoi giorni.