Parlo di nuovo di lui, Steve Jobs, AD della Apple, che mercoledì scorso è apparso di nuovo in pubblico aprendo il suo discorso così: “As some of you may know about, five months ago I had a liver transplant. So I now have the liver of a mid-20s person who died in a car crash and was generous enough to donate their organs. I hope all of us can be as generous and elect to be organ donors.”
Non ho mai dimenticato il discorso che ha fatto alla Stanford University nel 2005, di cui ho già parlato qui, e da quel giorno l’ho ammirato e ho sperato che si riprendesse dalla malattia, perché persone così hanno molto da dare e molto da insegnare. Quel discorso mi ha segnato, mi ha fatto capire che bisogna mettersi in gioco, essere creativi, mai darsi per vinti, e che se si ha un dono non bisogna sprecarlo. Non era un semplice discorso studiato per commuovere e per stupire, era sincero. E anche questa volta credo che il suo invito a diventare donatori di organi sia importante, perché detto da lui, visibilmente provato dalla malattia, arriverà sicuramente al cuore degli americani e non solo.
Stay hungry. Stay foolish.
Mercoledì io e Alex eravamo seduti davanti al computer in attesa dell’evento Apple, pensando a quali novità ci avrebbero riservato questa volta le loro menti geniali. E la prima è stata senza pari: quando Steve Jobs ha messo piede su quel palco, il pubblico si è alzato in una standing ovation che mi ha inumidito gli occhi. Rivederlo su quel palco, scavato, in quei suoi inconfondibili jeans scuri e dolcevita nera, ma con la stessa sua luce di sempre negli occhi, mi ha toccato. È stata una meravigliosa e dolcissima sorpresa, tanto inaspettata quanto commovente.
Hai ragione, persone così – che inseguono un sogno partendo da zero e ci provano ancora e ancora e ancora senza desistere di fronte a nessun ostacolo, aggrappandosi alla propria vita e alle proprie passioni – hanno tanto da dare e tanto da insegnare. La Apple non sarebbe mai stata la stessa senza di lui.
Ecco perché la unica cosa che mi è venuta da dire è stata: “Welcome back, Steve!”.