L’altra volta avevo detto: “Non mi fregate più!”, e invece eccomi di nuovo qui a ricordare l’avventura del weekend. Partiti alle 17 per salire fino al bivacco a circa 2800 m con 900 di dislivello. Il tizio dell’ente parco di Pragelato ci dice che ci si arriva in 2 ore andando tranquilli. “Oh, bene” penso io ignara di ciò che mi aspettava, “almeno non sono le tre ore dell’altra volta.”
Ci abbiamo messo 4 ORE, (Boss e Cinzia un mezz’oretta in meno) di cui almeno una e mezza su una cresta su cui tirava un vento infernale che mi seccava le labbra e mi gelava le mani, tanto che ad un certo punto mi son resa conto di non avere molta sensibilità; avevo un vuoto allo stomaco pazzesco e mangiare i crackers con la bocca secca è stata un’impresa. Vedevo Paolo decisamente davanti a me e cercavo di raggiungerlo, ma inutilmente perché mi mancavano le forze; il naso che continuava a colarmi che, santo cielo, me lo sarei amputato. Insomma, quando ho visto il bivacco là sotto ho detto: “Non sono mai stata tanto felice.” Mi rincuorava il fatto che lì ad aspettarci ci fossero gli agnolotti con il sugo con speck di Boss 🙂 e qualcosa di caldo da bere. Ma certo non credevo che Boss si fosse portato dietro due litri di latte (intero Abit, mica uno qualunque), una tanichetta da 5 litri d’acqua (!!!), ma soprattutto…una bottiglia di Dolcetto d’Alba Fontanafredda che è sparito in un batter d’occhi.
Dopo esserci scaldati e rifocillati ci siamo buttati sull’erba a osservare le stelle cadenti (ben 5 avvistate!) con la colonna sonora del L’Ultimo dei Mohicani gentilmente offerta da…Boss, ovviamente! Poi nanna, almeno, l’intenzione era quella, ma quel bivacco era diventato una sauna a causa dell’eccessivo riscaldamento e quindi, se prima ci siamo vestiti come orsi polari, adesso eravamo praticamente in mutande.
Notte passata piuttosto male causa dolori e stanchezza – l’unico che ha dormito bene è Paolo, ma lui dormirebbe anche in piedi quando è stanco – e sveglia alle 8 per godersi, oltre alla colazione, un po’ di sano sole e una bella vista. La partenza è stata difficoltosa perché i miei talloni, nonostante i Compeed, erano sfatti e perché il primo pezzo era in salita. Poi giù tranquilli fino a due passi dalla fine quando le ginocchia hanno iniziato a cedermi e la nausea incombeva…ma è bastato mezzo cracker per tirarmi su 😀
Nel complesso i ricordi sono belli: il fatto di arrivare e passare la notte lì, vedere le stelle come se fossero vicine vicine, poter dire “ce l’ho fatta” nonostante non sia per niente allenata e faccia una fatica assurda, nonostante la fifa quando mi son resa conto di essere troppo vicina ad un pendio ripidissimo e che se avessi continuato per quella strada avrei fatto una conoscenza indesiderata con il cosiddetto sfasciume.
La prossima volta non mi lascio convincere (ma tanto so che alla richiesta dirò: va beeene). 🙂
Vedere le stelle cadenti, in quel posto, in quel preciso momento, deve essere stato una spettacolo emozionante.
Flavio
Cracker amico fragile