Da sempre sono stata vittima di prese in giro a causa della mia statura non proprio elevata: 1 metro e 50 centimetri sotto sforzo, 48 a riposo.
Ci pensavo l’altro giorno, mentre sgambettavo spensierata sul pullman a ritmo di musica. I miei piedini non toccano il pavimento sulla maggior parte dei mezzi pubblici dove, se mi impegno, riesco a toccare al massimo con le punte. A volte non arrivo al campanello e rischio di perdere la fermata, dico sul serio. Che poi, dico io, chi progetta i pullman, soprattutto gli extraurbani, pensa che le persone sotto l’1,50 esistano solo nella Contea? Mi dispiace deludervi, ce ne sono anche nella vita reale e non hanno i piedi pelosi. Una volta mi capitò di prendere un pullman i cui campanelli erano stati installati sul soffitto: dovetti chiedere gentilmente ad un ragazzo di prenotarmi la fermata. Imbarazzo.
Sul posto di lavoro e a casa mi ritrovo a sgambettare davanti al pc. Il dover restare seduta con le gambe a penzoloni per ore, però, non è affatto salutare e provoca mal di schiena e dolori alle ginocchia. Per aggirare il problema al lavoro mi hanno procurato un poggiapiedi, mentre per casa ho acquistato uno sgabellino di legno, che utilizzo anche per raggiungere quei libri sistemati sulla libreria in modo che nessun membro della mia medio-bassa famiglia riesca a raggiungerli. Sono lì da sempre, inesplorati e polverosi.
Un altro problema ricorrente è l’essere incredibilmente indifesa. Una volta un mio amico alto, molto alto, mi prese in braccio e mi girò a testa in giù senza che io avessi modo di evitarlo. Mi limitai a urlare “Ehi, mettimi giù!” come un Furby e a sbracciarmi stile personaggio di anime giapponesi. Quando mi abbraccia lui tendo a soffocare, mentre quando lo abbraccio io la sensazione è quella di abbracciare un grande albero, mi trasmette una sensazione di pace e serenità.
Non parliamo delle folle. Quando mi ritrovo in mezzo ad una folla avrei bisogno di un boccaglio da sub per raggiungere la superificie e respirare. Durante una delle notti bianche che si tennero a Torino nel periodo delle Olimpiadi invernali del 2006 ebbi quasi una crisi di panico a causa della folla che mi schiacciava: si era formato un imbuto per accedere a Via Garibaldi e le persone avevano iniziato a pressarsi le une contro le alte…ops, volevo dire “altre”. Fu un vero incubo.
Altra nota dolente: il trasporto dei bagagli. Succede ogni benedetta volta che mi tocca prendere il treno da sola di dover elemosinare un aiuto per sistemare la valigia nell’apposito portapacchi situato a duemila metri di altezza, quando malauguratamente i posti in quelli a livello del suolo sono esauriti. Ed ecco, quindi, che partono gli occhioni da Gatto con gli Stivali di Shrek: “Ehm, scusi, sarebbe così gentile da aiutarmi a sistemare il bagaglio?” Solitamente segue sorriso beffardo dell’interlocutore che, per fortuna, solleva la mia pesante valigia sicuro delle proprie forze. Dopo varie disavventure ho imparato a viaggiare con il minimo indispensabile, stipando l’impossibile dentro borsoni-trolley da Pollicino, così da poterli tenere sotto i piedi nel caso la tattica degli occhioni non funzioni o non ci siano persone dalla prestanza fisica utile nei dintorni.
Arriviamo, infine, alla parentesi “sport”. Non ho mai avuto particolari problemi, perché da ragazzina per la maggior parte del tempo ho praticato ginnastica ritmica, disciplina per la quale essere tascabili è cosa buona e giusta. Ebbi dei problemi quando praticai per qualche mese acquagym in una piscina di Rivalta, dove l’acqua mi arrivava alla gola, perciò quando eravamo in tante venivo investita da ondate che percepivo come tsunami, e che mi facevano ingurgitare quantità d’acqua notevoli. Tra l’altro, diciamolo, non è che sia salutare bere l’acqua della piscina.
Che vitaccia essere bassi! Per fortuna sono in ottima compagnia, in quanto la maggior parte delle mie amiche è alta più o meno come me. Siamo molto carine quando ci ritroviamo tutte insieme, carine e coccolose. Ci basta un tappeto morbido su cui sederci, un gomitolo di lana con cui giocare, e coccole, tante coccole. Ah, no, quelli sono i gatti, mi sono confusa. Ho già detto che siamo carine e coccolose?