E’ stata una settimana strana, decisamente poco positiva e molto “leave me alone.” Chiamatela nostalgia, solitudine, tristezza, il concetto è sempre lo stesso: mi sento in una fase di transito. Non ho realizzato subito quello che dicevano tutti coloro che tornavano dall’Erasmus, che ti senti un pesce fuor d’acqua, che non riesci a ritornare alla vita di prima. Ed è dannatamente vero. Solo che oltre ai due fattori sopraelencati se ne aggiungono altri ancora meno piacevoli. Mi sono resa conto improvvisamente che la vita non ti aspetta, non gliene frega proprio una cippa che tu te ne vai e che ti aspetti che le cose non cambino, che i rapporti siano sempre gli stessi. Anzi, lo fa apposta e ti sconvolge. Mi sono resa improvvisamente conto di non essere indispensabile a nessuno, che senza di me i genitori e gli amici vivono tranquillamente, che il tempo mette una pietra su tutto. Ok, non ho scoperto l’acqua calda, queste cose le sapevo anche prima, ma rendersene conto è diverso. Fa male. Il problema è che io me ne rendo conto, ma gli altri no. Gli altri ti dimostrano tutto l’affetto di questo mondo e cercano di farti sentire a casa, a volte ci riescono benissimo, però poi non capiscono che una settimana, due, non sono sufficienti. Che in realtà sei tornato solo fisicamente, ma la mente ci mette più tempo. Ed è proprio in questa fase che si decide tutto. E’ il momento più delicato, quello in cui se sbagli hai perso, sei fuori. Mi sembra che in mia assenza si sia formato un recinto senza entrata, in cui tutti hanno la propria vita, di cui io non faccio più parte. Non rimpiango nulla, se tornassi indietro rifarei tutto, quando ho firmato il contratto finanziario ho accettato tutte le clausule, anche quelle riguardanti le conseguenze. Quando ero a Monaco avevo un senso di appartenenza pressante, che si manifestava sempre in ogni situazione. Ora mi sento incredibilmente sola. Sono circondata da tante persone, ma solo alcune di loro capiscono veramente, dalle altre mi sento ancora a centinaia di chilometri di distanza…forse sono cambiata io, forse il mio modo di vedere il mondo, forse sono cambiati gli altri, o forse un po’ tutte le cose. Domani spero sia un altro giorno…
Eh Baby…… che ci vuoi fare, così è la vita. Io riflettevo su queste cose gusto un paio di mesi fa….. Il mondo va avanti anche senza di me, se mi fermo il mondo continua a girare, se io decido di isolarmi tutte le altre persone continueranno a vivere anche senza di me perchè in fin dei conti non sono indispensabile. Se io da un giorno all’altro sparissi di sicuro in molti sentirebbero la mia mancanza, magari soffrirebbero per un po’, ma dopo poco tornerebbero alla loro vita e si dimenticherebero di me. E’ brutto dirlo ma è così, tu stessa penso che non abbia passato 6 mesi a Monaco a piangere per la nostra mancanza ma immagino che ti sia dedicata anima e corpo a vivere in pieno questa esperienza. Qui durante la tua assenza ognuno di noi ha vissuto le proprie esperienze e forse è cambiato ma fondamentalmente siamo rimasti gli stessi: Luca è il solito cazzaro, Johnny è sempre sommerso dai casini, Sara è sempre la solita testa dura e io sono il solito pirla. Ti abbiamo aspettata, ci sei mancata molto e ti abbiamo accolto a braccia aperte. Magari siamo cambiati, di sicuro tu sei cambiata ma ti vogliamo sempre un gran bene. Ora tocca a te rimetterti in carreggiata e guardare al futuro.
Sul fatto che il mondo vada avanti senza di te… eh… se ne trae una lezione (amara). Non bisogna dare nulla per scontato, delle persone che si sono attorno e che ci sembra ci siano da sempre e per sempre. Può essere uno stimolo per “guadagnarsele” ogni giorno, dare di più.
E questo forse vale per la nostra vita nel suo complesso. Dopo una forte esperienza si impara che i colori sono più vivi, a chiedere di più ed accontentarsi meno.
Se diventa uno stimolo ad investire più energie è positivo, non lo è se diventa una prigione di contrapposizione fra realtà insoddisfacenti e passati dorati. E la malinconia alle volte, passa via, scende lungo il bicchiere che si svuota e.. dopo un po’… lascia liberi di ricominciare a costruire.
Auguri.
Non avere paura. Essere indispensabili è anche una questione di presenza. Si impara a fare a meno di tutto, di tutti, se si deve.
Ma quando le persone tornano a far parte della vita, della quotidianità, è molto più difficile rinunciarvi. Molto più naturale averne bisogno, averne piacere.