In questi giorni ho davvero fatto il pieno di orrore leggendo Die Ermittlung, in italiano L’Istruttoria, di Peter Weiss. Qualcuno di voi, forse, lo ha letto, parla del processo svoltosi a Francoforte sul Meno dal dicembre 1963 all’agosto 1965 contro un gruppo di SS e di funzionari del Lager di Auschwitz. L’autore riporta in versi alcune testimonianze degli Häftlinge, detenuti, rinchiusi nel Lager e di imputati accusati delle torture. Queste ultime sono descritte in modo così diretto e crudo che sembra di assistervi. Per questo motivo l’ho letto a più riprese, “Ok, per oggi basta così”. Nonostante tutti i film e libri letti sull’internamento degli ebrei nei KZ, nonostante la nostra immaginazione sia in grado di ricostruire determinate scene, provare sentimenti mai provati di fronte a fatti mai vissuti, questo libro mi ha scioccato ancora, proprio quando credevo di aver immaginato tutto. La semplicità è l’arma migliore, le parole scritte senza punteggiatura o enfasi inviano messaggi più forti.
Ne consiglio a tutti la lettura.
Quando cammini per strada a Karlsruhe di tanto in tanto trovi al posto di una mattonella, nella pavimentazione del marciapiede un quadrato di bronzo che dice pressapoco “qui viveva tizio caio, morto nel 19.. ad Auschiwitza/similia”
A volte penso che non potremo mai più fidarci dei tedeschi… (detto da uno che ha scelto di andarci a vivere in mezzo!)
Anche a Colonia ci sono molti di questi quadrati di bronzo…
Una sera, quando sono andata in Germania, stavamo girando per i locali di Düsseldorf e in uno non ci hanno fatto entrare perché non era gradita la presenza della mia corrispondente che era di colore…ma non faccio di tutta l’erba un fascio, la maggior parte delle persone che ho conosciuto era gradevole e simpatica per fortuna. Ma ovviamente questo episodio mi ha fatto pensare.