Mesi fa avevo promesso che a breve, dopo aver pubblicato il post sulla Georgia, avrei pubblicato quello sull’Armenia: ecco, ho avuto qualche impedimento che mi ha costretta a frammentare la stesura di questo post e ultimarla soltanto oggi. In fondo sono passati soltanto 5 mesi dal rientro…
Bando alle ciance, vi presento il nostro viaggio in Amenia dal 16 al 22 agosto 2015.
Raggiungere il confine armeno dalla Georgia non è stato così semplice: 5 ore di viaggio in marshrutka da Kutaisi ad Akhaltsikhe, pranzo più che soddisfacente in una specie di Slow Kebab King (io almeno l’avrei chiamato così), un paio d’ore di viaggio in macchina tra paesaggi a tratti verdi e collinosi, a tratti aridi e pianeggianti, con case sparse nel nulla, da cui spuntavano di quando in quando persone dall’aria spaesata di chi non vede molti turisti e si chiede che diavolo ci facciano da quelle parti. Mentre i miei compagni di viaggio sonnecchiavano e qualcuno dormiva nella grossa, complice l’aria condizionata, io cercavo di imprimere nella mia mente le immagini meravigliose che mi passavano davanti come diapositive, per non dimenticarle. Il controllo passaporti all’uscita della Georgia e all’entrata in Armenia è stato piuttosto facile, anche se ha richiesto più tempo del previsto. Non chiedetemi perchè, ha fatto tutto il nostro autista, grazie al cielo. Passato il confine, la strada si è fatta improvvisamente più sconnessa, tortuosa, ma di un fascino senza eguali. Ammetto che non avrei voluto guidare, avrei sicuramente danneggiato l’auto. In meno di un’ora eravamo a Gyumri, ma trovare il Bed & Breakfast di Artush e Raisa non è stato facile, perchè si trova in una zona periferica in una via sperduta e senza indicazioni. Varcato il cancello, però, gli occhi sono stati deliziati dalla vista di un orto verde e fiorito, e il naso da profumi di campagna e aria buona. Abbiamo subito conosciuto Raisa, la padrona di casa, che ci ha accolto come una zia accoglierebbe dei nipoti che non vede da anni. Ci siamo sistemati nelle camere e, in attesa della cena, ci siamo scolati l’ultima bottiglia di vino georgiano come aperitivo sotto gli alberi carichi di pere. La cena era ottima, abbondante e casalinga e Artush, che nel frattempo ci ha intrattenuto con la sua simpatia, ci ha invitato nella sala accanto ad ascoltare canzoni armene suonate da lui con la fisarmonica. Fuori soffiava un vento caldo e fastidioso, ma la musica ha reso la serata molto piacevole.
Abbiamo dedicato la mattina seguente alla visita del centro di Gyumri, cittadina dal passato industriale in cui si respira ancora aria di ex Unione Sovietica. Un vecchietto in auto si è fermato per fotografarci. Sì, avete letto bene, per fotografare noi in quanto turisti. 😀 Non mi era mai successo!
Non ho ancora detto che faceva caldo, MOLTO CALDO. La ricerca dell’ombra era un’ossessione.
Al rientro al B&B, i nostri cari ospiti Artush e Raisa si sono offerti di accompagnarci alla stazione dei marshrutka, dove abbiamo preso quello per Yerevan: in due ore si arriva comodamente – si fa per dire – nella capitale armena. Yerevan è una città di circa 1 milione e 100 mila abitanti, bella nel complesso, interessante dal punto di vista storico ed emotivo.
Dopo esserci sistemati nell’appartamento prenotato su Airbnb, abbiamo cercato un ristorante per la cena, e siamo capitati al Caucasus Tavern, ristorante accogliente ed economico, in posizione centrale e con piatti della tradizione armena e georgiana davvero ottimi! Il giorno seguente abbiamo visitato il centro di Yerevan: prima di tutto Piazza della Repubblica, maestosa e caotica, dove trovate, tra i vari edifici, il museo di storia e la galleria nazionale. È una piazza impossibile da fotografare per intero con una semplice compatta, serve la funzione “panoramica” o il grandangolo.
Vi ho detto del CALDO che fa in Armenia d’estate? Sì, avete ragione, ma continuerò a ricordarvelo. Mi raccomando, non dimenticate di indossare un copricapo. MAI.
Passando davanti al Museo di Storia e alla bella fontana, che di notte pare sia uno spettacolo che vale la pena vedere per i giochi di luce, abbiamo attraversato la strada e, proseguendo per 200 metri ca., ci siamo persi in un mercatino dove si trova di tutto, dai souvenir acchiappaturisti, a dipinti di ogni sorta e alla musica tipica. Dopo il mercatino, prendendo lo stradone sulla destra, si arriva a una cattedrale davvero singolare: quella di San Gregorio l’Illuminatore, consacrata nel 2001 per celebrare i 1.700 anni della chiesa armena e l’adozione del cristianesimo come religione di Stato. Non c’entra assolutamente nulla con gli edifici che la circondano, e nemmeno deve. A dir poco meravigliosa e unica, color sabbia, sembra fragile e vien voglia di soffiare forte per vedere se si disintegra, ma è salda e imponente, un’oasi di pace nel traffico cittadino.
Il pomeriggio, dopo un pranzo veloce e leggero, siamo andati al Museo del Genocidio Armeno: prima abbiamo visitato il momumento e poi il museo. Tutto è costruito in modo sobrio, essenziale e toccante; accanto a fotografie e reperti storici ci sono didascalie in inglese, armeno e russo. Ci abbiamo messo circa due ore a fare il tour completo, ma merita davvero una visita.
Dopo il museo, per allontanare la tristezza, abbiamo deciso di visitare una delle due distillerie di cognac della città: abbiamo quindi fatto un bel tour guidato alla Noy (l’altra famosa è la Ararat), dove abbiamo degustato 2 cognac davvero interessanti, invecchiati rispettivamente 10 e 20 anni. Sono uscita dall’edificio così brilla da non riuscire quasi a camminare dritta… 😛
Il giorno seguente ci siamo lanciati in un tour sovietico della capitale armena: partiti con un pulmino e una guida giovane e simpatica, abbiamo visitato zone industriali abbandonate, la stazione, la metropolitana, un quartiere con i classici casermoni altissimi, grigissimi e sovieticissimi, abbiamo mangiato il gelato CCCP e scovato i resti dell’ultima statua di Lenin rimasta: una testa gigante.
Il pomeriggio ultimo giro turistico alla Cascade, una scalinata altissima al fondo di una piazza molto bella e arricchita da opere d’arte. Sulla scalinata, per fortuna, si può salire anche utilizzando le comodissime e fresche scale mobili…con 40° all’ombra ci hanno salvato!
Per il giorno successivo avevamo prenotato un tour di alcuni importanti monasteri con tappa a Dilijan e al lago Sevan. Il primo monastero era molto suggestivo, in montagna e piuttosto isolato, mentre il secondo sembrava essere più intaccato dalla civiltà e, purtroppo, dal turismo: proprio di fronte al monastero, infatti, c’è un grande negozio di souvenir.
Per far capire all’autista che volevamo visitare il centro storico di Dilijan, consigliato da tutte le guide e non solo, abbiamo fatto una grande fatica, sia per l’impossibilità di comunicare in inglese, sia perché lui non riusciva a capire che cosa volessimo andare a fare a Dilijan, oltre che a perdere tempo. E in effetti…l’unica via della parte vecchia è molto carina e pittoresca, ma sarà lunga 100 metri, con massimo tre botteghe di prodotti tipici e un ristorante (in cui si mangia davvero ottimamente!). Come pausa pranzo non è male, la consiglio, altrimenti non vale davvero la pena fermarsi.
Ultima fermata della giornata è stato il lago Sevan con il monastero sovrastante, da cui si gode di una vista magica, e il cielo quel giorno, nella sua indecisione tra sole e pioggia, era splendido!
Il giorno dopo, l’ultimo della nostra fantastica vacanza, è stato all’insegna della lentezza: abbiamo dormito un po`più a lungo e poi ci siamo divisi, ragazzi e ragazze, perciò io mi sono goduta un pranzo e un pomeriggio in compagnia di Annina passando da un mercatino e da un bar all’altro per spendere gli ultimi spicci, poi, una volta tornate, abbiamo preparato con calma lo zaino, siamo andati a cena e abbiamo salutato Daniel, che è partito prima di noi.
Avendo il volo la mattina preso, abbiamo dormito davvero poco. E poi alla fine di un viaggio sono sempre pervasa da una sorta di ansia e un pizzico di tristezza, perchè finisce l’avventura e si torna alla vita di tutti i giorni. Per fortuna avevo ancora qualche giorno per riprendermi prima di tornare al lavoro!
E poi c’è anche il dispiacere di non aver visto tutto quello che avremmo voluto vedere: in Armenia deve essere molto bello il monastero di Tatev, perchè immerso nel verde, che però avrebbe richiesto più tempo a disposizione, con almeno una notte da trascorrere fuori, e purtroppo non ci è stato possibile organizzarci. In Georgia, invece, la regione dello Svaneti è famosa per il trekking e anche la parte che affaccia sul Mar Nero deve essere interessante da visitare. Si sa, quando si viaggia e non si ha tutto il tempo del mondo a disposizione, bisogna scegliere, selezionare, godersi quello che si riesce a fare, e noi ci siamo riusciti alla grande 🙂
Grazie ai miei fantastici compagni di viaggio, non solo per aver organizzato praticamente tutto, ma anche perchè siete di un’elasticità mentale e di una adattabilità tale che è un piacere viaggiare con voi e condividere ogni cosa ❤
Due buoni compagni di viaggio non dovrebbero lasciarsi mai, …così dice De Gregori
Infatti non li mollo più 😀