L’evoluzione della specie

“[…] ci sono due o tre cose molto più importanti che non conosci e la prima è che non diventerai mai quello che vuoi diventare, mettitelo bene in testa – è una roba dura da digerire, ma bisogna farci pace prima o poi, meglio saperlo, è come mirare troppo lontano, mi segui? […] aspetta di arrivare ai trenta per vedere come cambia, sono i trenta che t’inchiodano al muro e ti puntano una pistola alla fronte, così – scusa, non volevo farti male, certo che sei delicato – potrei chiamarti così, delicatezza, che ne dici, oppure testa di melanzana – andiamo fuori, hai degli spicci per il caffè?, sono senza moneta – comunque trent’anni è l’età più fottuta della vita, perché hai già delle vere – responsabilità, ecco, responsabilità che non ti vanno affatto ma che non puoi mica scrollarti di dosso, è il momento in cui devi farti una famiglia e andare avanti con tutto il resto, i bambini eccetera, altrimenti poi è troppo tardi e tu non hai ubbidito alle richieste della specie – la specie umana, ragazzo, ai trenta bisogna arrivarci preparati, essere – bisogna essere centrati – e realisti, lo sai che significa realisti?, significa che non mi bevo le storie di nessuno, che non mi faccio le fantasie di quanto è tutto bello, guardo le cose sputate come sono e decido la mia storia – alla fine è una questione di palle, quelli che non ne hanno abbastanza non resistono, è l’evoluzione, l’ha detto Darwin – prendimi anche una di quelle al cioccolato, poi ti ridò i soldi – c’è un mucchio di gente che dopo i trenta se ne va di testa, neanche te lo immagini, […] e se adesso ti sembra estremamente chiaro come se potessi controllare ogni pezzo e dire ehi ragazzi, guardate qui, guardate come sono in gamba, e raccontarti che andrà per il verso giusto, be’, ne riparleremo fra dieci anni, campione, e vedremo se non ti ho detto la schifosa verità, c’incontreremo di nuovo proprio qui e tu mi dirai sai che c’è, caporalmaggiore Cederna?, avevi ragione su tutta la linea, porca miseria, la vita mi ha tirato un bel calcio nel culo e mi ha spinto dove non avrei mai pensato […] e tu non puoi farci niente, se prima ti andava di uscire e incontrare un milione di fuori di testa come te e ogni volta che eri in licenza pensavi soltanto a ubriacarti il più possibile, dopo non ne hai più voglia – non sei tu, è il tuo corpo che è cambiato, è l’evoluzione, cazzo, ti ordina di farla finita con tutte quelle stronzate […] e comunque le sere sono troppe, una dopo l’altra, una dopo l’altra, in continuazione, non sai più come riempirle – vedrai un mucchio di cose, caro mio, cose che non riuscirai più a toglierti dalla testa, sei giovane, hai appena iniziato”.

“Il corpo umano” – P.Giordano

Mettere ansia, lo stai facendo nel modo giusto. Soprattutto in giorni come questi, in cui tutto sembra mescolarsi senza logica, come quando qualcuno di inesperto mischia le carte e alcune scappano dal mazzo, poi lui le ripesca e le inserisce a caso, sforzando un po’, ed è evidente che è sbagliato, che non era quello il posto cui era destinata quella carta, che diamine. Eppure adesso è lì e tu non puoi farci proprio niente e non saprai mai se le cose sarebbero andate diversamente se solo quella carta non fosse sfuggita dal mazzo. E dai la colpa al mazziere inesperto, perché non hai altro a cui aggrapparti. Gli scagli contro tutta la rabbia che hai dentro, sai quella rabbia che hai chiuso al fondo dello stomaco tanto tempo fa e che speravi di eliminare come si fa con il cibo avariato? Ecco, è ancora lì e non aspetta altro che venire a galla, essere liberata, finalmente. Sbaglierai, perché qualsiasi cosa tu dica o faccia è troppo tardi, è inutile e soprattutto non hai alcun diritto di essere arrabbiata, non più. Hai avuto la tua occasione e non l’hai colta, ora non ti resta che abbassare gli occhi e rimboccarti le maniche. Anzi, non puoi neanche permetterti di abbassare gli occhi, altrimenti penseranno che, in fondo, non sei andata poi così avanti come credevi. Quindi testa alta e incassa. Incassa, sempre. La notte è sempre lì pronta ad abbracciarti e offrirti un cuscino ad assorbire le scorie.

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