Karoline è di Frankfurt-am-Main, ma abita a Torino. Sua madre era italiana e suo padre tedesco. È una perfetta bilingue. È magra e minuta ed ha due occhi piccoli e color ghiaccio. Ha una figlia di cui va orgogliosa, perché sa quattro lingue e ha trovato lavoro subito dopo la scuola e, detto tra noi, guadagna molto bene. Ha anche due figli maschi, ma non l’hanno ascoltata quando diceva loro di studiare le lingue, soprattutto il tedesco, e adesso lavorano, ma non guadagnano bene come la figlia.
Mi ha detto che spesso soffre di Heimweh, che in tedesco significa avere una forte nostalgia di casa, così forte che fa male. E allora per sentirsi a casa spesso va al Goethe Institut, perché loro le procurano i giornali tedeschi e può consultare i libri della biblioteca e parlare tedesco. Mi ha detto che molti giovani che studiano lì non riesce a capirli perché parlano troppo velocemente e fanno errori, mentre il tedesco bisogna parlarlo lentamente, così si evitano errori e ci si fa capire meglio. Mi ha chiesto di dirle qualcosa in tedesco, “Probieren Sie mal.” Le ho raccontato che vorrei fare un tirocinio al Goethe e che ho vissuto a Monaco per sei mesi. Mi ha detto che ho una buona pronuncia e che se voglio allenarmi a parlare posso andarla a trovare quando voglio.
A volte torna in Germania a trovare le sue amiche d’infanzia e non vorrebbe più lasciarle. Ma qui ha i suoi figli, la sua vita. Sua sorella è morta a causa di una trasfusione di sangue, “le hanno dato sangue avvelenato,” mi ha detto. Ma non ha voluto seguire il processo, tanto nessuno può farla tornare indietro. Sua madre le diceva sempre di non accettare il sangue di altri, perché non sarà mai uguale al suo, e di non prendere troppe medicine, sono veleno. E quando i suoi compagni di classe le dicevano “gli italiani sono tutti ladri!” lei piangeva, e sua madre le disse che certe cattiverie non erano vere e che doveva ridere, non piangere. “E faccio così, quando mi dicono che gli italiani sono ladri io rido.” E poi mi ha raccomandato di studiare il tedesco, e la sera, prima di andare a letto, di lasciarmi dieci minuti per ripetere le parole nuove che ho imparato quel giorno, così da non dimenticarle. Mi ha chiesto come mi chiamavo e che Barbara è un nome diffuso in Germania. Sarà un segno? “Sei carina e piccolina, ti auguro di trovare un bravo ragazzo e di avere dei figli, perché la vita senza una famiglia è triste.” L’ho ringraziata e le ho detto che spero di rivederla presto. È un motivo in più per sperare di fare il tirocinio al Goethe 🙂
Che incontro bellissimo, sì sembra proprio un segno del destino.
Un augurio da una persona così speciale credo che abbia un valore in più, fanne tesoro Baby. 😉
Sempre meglio di me!
Io oggi ho incontrato un siciliano che mi ha raccontato che ha visto la polizia fare un incidente (e li ha pure insultati), un vecchio rincoglionito, un falegname piemontese mezzo “cutu” che non riusciva ad aprire il cofano del camion, un ragazzo cabinotto di biella (che ha subito un incidente e si è messo nei casini da solo perchè ha preso una targa sbagliata), 3 milf (due bionde ed una mora) un calabrese, un carrozziere tamarro (con le sopracciglie tiratissime) ma simpatico e con almeno la metà di loro ho fatto fatica a farmi capire.
E ci tengo a precisare che una delle milf l’ho pure baccagliata! (una delle bionde ovviamente)
Le hai spiegato che sul “bravo ragazzo” ci stai ancora lavorando? 😉
è sul “bravo” che io avrei dei dubbi 😛
@ Richard: ahahah! E comunque secondo me la mora sarebbe stata migliore 😛
@ Paolo e Marta: per ora ho trovato un “dannato” 😀